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Doppio Caravaggio a Capodimonte: l’“Ecce Homo” ritrovato torna a Napoli dopo quattro secoli
Doppio Caravaggio a Capodimonte: l’“Ecce Homo” ritrovato torna a Napoli dopo quattro secoli
Un appuntamento irripetibile
Nella sala 62 di Capodimonte, le luci sono calibrate al millimetro: da un lato la Flagellazione di Cristo (1607), tavola magistrale del primo soggiorno napoletano di Michelangelo Merisi,

dall’altro l’Ecce Homo, il quadro riemerso nel 2021 in un salotto madrileno e ormai considerato l’ultimo tassello sicuro del corpus caravaggesco.

È la mostra «Capodimonte Doppio Caravaggio», in programma fino al 2 novembre, unica tappa italiana prima che l’opera faccia ritorno al Prado di Madrid.
Il ritorno del “perduto”
La vicenda dell’Ecce Homo sembra uscita da un poliziesco d’arte: messo all’asta da Ansorena con base di 1.500 euro come “scuola di Ribera”, fu bloccato dal governo spagnolo non appena gli studiosi – fra i quali Maria Cristina Terzaghi – ne riconobbero la mano del Merisi. Dopo l’acquisto (estate 2024) da parte di un filantropo britannico residente in Spagna e il debutto al Prado, il dipinto può varcare i confini solo per “circostanze eccezionali”: Napoli è una di queste.
Un dialogo fra violenza e redenzione
Poste fianco a fianco, le due tele raccontano uno stesso episodio della Passione in sequenza drammatica: la frusta si abbatte sul corpo di Cristo nella Flagellazione; pochi istanti dopo, nel buio loggiato dell’Ecce Homo, Pilato lo presenta alla folla, mentre un aguzzino – bocca spalancata – ne scopre il torace martoriato. Sulla fronte, Caravaggio dipinge una piccola “fiamma” di rovi, invenzione simbolica che trasforma la corona di spine in preludio al sacrificio.
La composizione ad imbuto, che incanala lo sguardo dentro la scena, è tipica del periodo napoletano (1606‑1607): i volumi emergono da un nero profondo, mentre lampi radenti scolpiscono muscoli, ferite e panneggi cremisi, imponendo allo spettatore il ruolo di testimone morale.
La cornice delle celebrazioni “Napoli 2500”
«Questa volta il nostro ospite è davvero speciale» – ha dichiarato il direttore Eike Schmidt nel corso dell’inaugurazione – «volevamo che l’Ecce Homo dialogasse con la nostra Flagellazione, restituendo alla città il clima febbrile del Seicento». L’evento s’inscrive nel palinsesto per i 2500 anni di Napoli, promosso dal Comune e dalla direttrice artistica Laura Valente, e ribadisce la centralità di Capodimonte nel circuito dei grandi prestiti internazionali.
Perché conta (anche) per la ricerca
La possibilità di osservare due prove coeve del maestro consente agli studiosi di affinare le cronologie dell’ultimo Caravaggio e di verificare, sul campo, la circolazione del suo linguaggio fra i pittori napoletani: non a caso la sala ospita in parallelo un Ecce Homo di Battistello Caracciolo, fondamentale per capire come il naturalismo merisiano si radicò nel Sud.

Dall’asta all’hype mediatico
La parabola dell’Ecce Homo ha già ispirato il docu‑thriller «Il Caravaggio perduto» (Sky Arte, in sala lo scorso marzo): cronaca serrata di un’“attribuzione lampo” che ha infiammato il mercato e riacceso il fascino oscuro del Merisi nel grande pubblico.
Con «Doppio Caravaggio» Napoli non solo riabbraccia un capolavoro perduto, ma rilancia la propria vocazione di crocevia mediterraneo dell’arte: un luogo dove, ieri come oggi, la luce si mescola alle ombre per restituire al mondo la potenza scandalosa del reale.
Informazioni utili
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Date: 24 luglio – 2 novembre 2025
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Luogo: Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sala 62
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Orari: tutti i giorni 10‑18 (ultimo ingresso 17.30); mercoledì chiuso
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Biglietti: intero 15 €, ridotto 10 €; prenotazione consigliata sul sito del museo
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Catalogo: edizioni Electa, con saggi di Maria Cristina Terzaghi, Giuseppe Porzio ed Eike Schmidt
Fonte: articolo di Canale Cultura



