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Mario Schifano: il Catalogo ragionato 1960-1969 segna la rinascita critica dell’artista
Mario Schifano: il Catalogo ragionato 1960-1969 segna la rinascita critica dell’artista
Si sentiva il bisogno, e da tempo, di un catalogo ragionato dell’opera pittorica di Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998). Non solo per restituire trasparenza a una produzione vastissima e spesso caotica, ma anche per riaffermare con forza chi detiene l’autenticità e la memoria storica dell’artista: l’Archivio Mario Schifano, guidato dagli eredi – Monica De Bei Schifano e il figlio Marco Giuseppe – in collaborazione con uno dei più autorevoli studiosi italiani, Marco Meneguzzo.
Dopo oltre quattordici anni di lavoro meticoloso, il progetto ha visto finalmente la luce: «Mario Schifano. Catalogo ragionato dell’opera pittorica 1960-1969», edito da Skira, è stato pubblicato in due tomi e sarà presentato per la prima volta a fine giugno nella Sala Fontana del Museo del Novecento. Un evento che non è solo editoriale, ma simbolico: segna la chiusura di un lungo e doloroso contenzioso e apre un nuovo capitolo critico.
Un’opera necessaria, dopo anni di confusione
Il catalogo arriva dopo quasi 15 anni di scontro legale tra l’Archivio Schifano e la Fondazione M.S., promossa da Telemarket e presieduta da Giorgio Corbelli, già responsabile della pubblicazione di cinque volumi non datati contenenti ben 24.000 opere attribuite a Schifano. Volumi che per anni hanno alimentato una confusione sistematica, mettendo a repentaglio la reputazione dell’artista sul mercato e nel dibattito critico. La Cassazione è infine intervenuta nel 2022, censurando la Fondazione per l’uso improprio del nome dell’artista, pur non potendo impedirle di rilasciare autentiche, vista la normativa italiana che ancora consente a chiunque di farlo. Un’anomalia tutta italiana che continua a danneggiare la credibilità del nostro sistema dell’arte.
Ma il tempo ha dato ragione a chi ha scelto la strada della scientificità e della legalità: oggi, le grandi case d’asta internazionali riconoscono solo l’Archivio ufficiale Schifano, e questo catalogo ne è la consacrazione.
I due volumi: rigore filologico e respiro narrativo
Curato da Monica De Bei Schifano e Marco Meneguzzo, il catalogo è articolato in due volumi distinti. Il primo, più snello, raccoglie 650 opere pittoriche di Schifano datate 1960-1969: tele e carte che l’artista destinava esplicitamente alla pittura su tela. Un corpus ordinato per cicli tematici e cronologici, con l’accompagnamento di didascalie estese e note critiche scritte da Meneguzzo. Un lavoro filologico esemplare.
Il secondo volume è invece un viaggio visivo e narrativo nella Roma irripetibile degli anni Sessanta: una capitale culturale internazionale, lontana dagli stereotipi folkloristici del “generone” o del cinema popolare, e proiettata in una dimensione cosmopolita. Le immagini delle opere si intrecciano con le fotografie di Ugo Mulas, con i volti di Anita Pallenberg, Mick Jagger, Jean-Luc Godard, Andy Warhol, Marianne Faithfull, Alberto Moravia, Sandro Penna. È la Roma di Schifano: aperta, intensa, tragica, visionaria.
Una Roma che affascinava il mondo
In quel decennio Schifano non era solo un artista: era un crocevia di linguaggi, un ponte tra pittura, cinema, poesia e musica. Non si può parlare di pop art italiana senza partire da lui. Eppure, come sottolinea lo stesso Meneguzzo, quella stagione è anche l’unica veramente “catalogabile”: da lì in poi, la produzione di Schifano si frammenta, diventa meno controllabile, spesso oggetto di imitazioni e falsificazioni.
È per questo che, mentre il volume attuale riguarda solo gli anni Sessanta, le opere dal 1970 al 1998 saranno probabilmente catalogate in forma digitale. Un approccio flessibile ma necessario, che riflette la complessità crescente dell’opera schifaniana.
La battaglia contro i falsi
Resta, purtroppo, una vasta casistica di opere non archiviabili. Spesso si tratta di lavori modesti, in cui l’occhio esperto dell’Archivio riconosce ormai la “mano” di falsari seriali. La tecnologia e l’archiviazione digitale – comprese le firme raccolte negli oltre quarant’anni di carriera – consentono oggi un confronto diretto tra opere autentiche e spurie. Ma il danno reputazionale, e soprattutto economico, resta. Come è accaduto anche per artisti come De Pisis o Sironi, i cui mercati sono stati in parte avvelenati dalla proliferazione di opere dubbie.
Una quotazione da record (e un mercato da ricostruire)
Il mercato, intanto, ha dato segnali altalenanti. Nel 2022, il dipinto Tempo moderno del 1962 ha raggiunto 2,3 milioni di euro da Sotheby’s a Parigi. Un picco storico, legato anche alla prestigiosa provenienza (la collezione di Ileana Sonnabend), che però non si è più ripetuto. La crisi generalizzata del mercato dell’arte contemporanea ha colpito anche Schifano. Ma la pubblicazione di questo catalogo rappresenta un punto di svolta: il rilancio del valore culturale e critico dell’artista è il presupposto per restituire solidità anche al suo valore economico.
Una pubblicazione che è anche un atto politico
Il catalogo ragionato non è solo un’opera di riferimento. È un gesto necessario, un presidio di legalità, un atto di responsabilità verso la storia dell’arte italiana. In un paese dove spesso le eredità artistiche diventano terreno di ambiguità e speculazione, l’Archivio Mario Schifano – con questo volume monumentale – riafferma la centralità del rigore critico. E restituisce a uno dei più importanti artisti italiani del secondo Novecento la dignità che gli spetta, lontano dalle ombre, vicino alla luce della verità.
Mario Schifano. Catalogo ragionato dell’opera pittorica 1960-1969
A cura di Monica De Bei Schifano e Marco Meneguzzo
2 tomi, cartonato con cofanetto, 928 pagine, 1130 immagini a colori e in bianco e nero
Skira Editore, Milano 2025 – € 350
Prima presentazione pubblica: Museo del Novecento, Milano – Sala Fontana, fine giugno 2025.
Fonte: canalecultura.it