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Fundació Joan Miró: cinquant’anni di sogni e futuro sull’acropoli verde di Barcellona
Fundació Joan Miró: cinquant’anni di sogni e futuro sull’acropoli verde di Barcellona
Barcellona — Cinquant’anni fa Joan Miró immaginò un «luogo vivo di libera discussione» affacciato sui giardini di Montjuïc; oggi la sua Fondazione festeggia mezzo secolo con un programma lungo dodici mesi che rimette al centro quello stesso spirito sperimentale. Lo slogan scelto, “Per i popoli di domani”, è la bussola di un cartellone che intreccia mostre storiche, musica, performance e aperture straordinarie.
Un debutto poetico
Le celebrazioni si accendono l’11 giugno con “La poesia è solo all’inizio. 50 anni della Fondazione Miró”, grande retrospettiva d’archivio che ripercorre la genesi del progetto — dai primi schizzi di Miró al cantiere supervisionato dall’amico architetto Josep Lluís Sert — attraverso foto inedite, planimetrie e documenti di stampa.
Alba tra le opere
Alle 6 del mattino del 15 giugno il museo aprirà eccezionalmente per permettere al pubblico di assistere al sorgere del sole che filtra dai lucernari modulari di Sert, trasformando corridoi e cortili in una camera di luce naturale. La giornata proseguirà con laboratori, storytelling e concerti in collaborazione con il festival Sónar.
L’architettura come esperienza
Disegnato da Sert nel 1975, l’edificio è un manifesto di razionalismo mediterraneo: cemento bianco, patio centrale, tetti praticabili e luci zenitali che modulano l’opera di Miró con le variazioni del cielo catalano. Oltre a essere monumento storico, il complesso è cresciuto con ampliamenti “invisibili” che ne hanno preservato l’armonia originaria.
Miró e l’America
Il momento clou d’autunno sarà “Miró and the United States” (10 ottobre 2025 – 22 febbraio 2026): 160 lavori, da Pollock a Bourgeois, mettono in dialogo l’immaginario del pittore catalano con l’espressionismo astratto e l’action painting statunitensi. Curata da Marko Daniel, Matthew Gale e Dolors Rodríguez Roig, la mostra viaggerà poi alla Phillips Collection di Washington.
Ripensare la collezione
Nella primavera 2026 le sale permanenti saranno riallestite “per calare il visitatore dentro il processo creativo di Miró”, con nuove grafiche immersive e focus sul rapporto opera-spazio.
Un giardino ritrovato
Sempre nel 2025 riaprirà, per la prima volta in modo continuativo, il Giardino dei Cipressi: terrazze verdi che Miró immaginava come trait-d’union fra arte e natura e che oggi diventeranno spazio per installazioni site-specific e attività all’aperto.
Numeri e nuove generazioni
Dalla prima, discreta inaugurazione del 10 giugno 1975 – voluta senza dignitari franchisti – alla festa popolare del 1976, la Fondazione ha accolto oltre 15 milioni di visitatori e prodotto più di 700 mostre. L’Espai 13, nato nel 1978, continua a sostenere la “giovane creazione” con residenze e micro-mostre che hanno lanciato intere generazioni di artisti catalani e internazionali.
«Non solo un museo»
«In cinquant’anni siamo passati dall’essere il sogno di un artista a un’istituzione di riferimento, a Barcellona e nel mondo», ricorda il direttore Marko Daniel. E ancora oggi, nel labirinto bianco di Sert, riecheggia l’invito di Miró: «Detesto i musei-nicchia; la Fondazione dev’essere un organismo vivo».
Con questo anniversario si rinnova dunque un patto con la città e con il futuro: arte, architettura e partecipazione civile si intrecciano per costruire – letteralmente – “i popoli di domani”.
Fonte: articolo di Canale Cultura