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La storia dell’incredibile collezione d’arte dell’hotel Cavalieri Waldorf Astoria a Roma

La storia dell’incredibile collezione d’arte dell’hotel Cavalieri Waldorf Astoria a Roma

 
 

Quadri di paesaggio settecenteschi, arazzi di manifattura Gobelins, un bronzo raffigurante un pastorello con cane, realizzato dallo scultore danese Berthel Thorvaldsen, che accoglie gli ospiti accanto agli ascensori. Si nasconde all’interno di uno storico albergo romano una delle collezioni d’arte private più grandi al mondo. 

A custodirla è l’hotel Rome Cavalieri (a Waldorf Astoria Hotel), che in occasione del suo sessantesimo compleanno (celebrato nel giugno 2023) apre le sue porte a visite guidate (con un esperto d’arte, su prenotazione) per scoprire il patrimonio d’arte raccolto dalla famiglia Terruzzi, oggi non più proprietaria dell’insegna a cinque stelle, che guarda la città dall’alto della collina di Monte Mario. La struttura è in attività dal 1963, quando si scelse di intitolarla ai “cavalieri” che molti secoli or sono sostavano sulla collina lungo il percorso sulla via Francigena, che oggi ancora si scopre all’interno della Riserva Naturale di Monte Mario. Il progetto architettonico fu affidato a Ugo Luccichenti, che applicò i principi dell’architettura modulare coadiuvato da Pier Luigi Nervi per la parte riguardante il calcolo del cemento armato; fu invece Franco Albini a disegnare gli interni sfarzosi, che all’epoca avevano il compito di affascinare un pubblico cosmopolita. Negli Anni Sessanta, l’hotel – conosciuto al tempo col nome di Cavalieri Hilton e inaugurato personalmente da Conrad Hilton – fu infatti ritrovo del jet set della Dolce Vita; più tardi sarebbe entrato nell’orbita del marchio internazionale Waldorf Astoria. Albini riuscì nell’impresa di realizzare ambientazioni votate al lusso, pur nel rispetto del minimalismo ispirato dalla struttura architettonica, immaginando allestimenti scenografici di grande impatto, come nella lobby con scalone elicoidale e maestoso lampadario pendente centrale, dove le linee e i piani si intersecano a creare molteplici prospettive. Ad alimentare il mito dell’hotel affacciato sulla Cupola di San Pietro fu però anche l’introduzione, sin dall’esordio, di tecnologie e servizi all’avanguardia. 

Ma se l’hotel può ritenersi oggi anche una galleria d’arte con pochi pari il merito di deve ad Angelo Guido Terruzzi (Milano, 1929 – Bordighera, 2009), industriale lombardo conosciuto come il “re del nichel”, che tra gli anni ’80 e ’90 acquisì il Rome Cavalieri tramite una società da lui fondata, e tra i più grandi collezionisti d’arte d’Italia e del mondo (Sgarbi lo definì in passato “il più grande e generoso collezionista d’arte italiana e mobili europei degli ultimi cinquant’anni”). Particolarmente appassionato di pittura veneta settecentesca, Terruzzi ha riunito in vita una collezione di oltre 4mila opere, nell’arco temporale che dal XVI secolo si spinge fino al secondo Novecento, passando da tele caravaggesche agli affreschi del Tiepolo provenienti da Palazzo Valmarana a Vicenza, a Canaletto e Kandinsky, de Chirico, Schifano e Warhol. Nel 2005, Terruzzi fu per qualche giorno “virtualmente” proprietario di Palazzo Grassi a Venezia, prima che Francois Pinault avanzasse una proposta economica più vantaggiosa; e solo la morte sopraggiunta all’età di ottant’anni gli impedì di realizzare un museo in Villa Regina Margherita, a Bordighera (lo spazio avrebbe aperto nel 2011, con progetto modificato e sotto la giurisdizione del Comune ligure e della Fondazione Terruzzi, naufragato nel 2014; nel 2019 la villa, che fu residenza di Margherita di Savoia, ha riaperto come luogo storico, spogliata, però, delle opere di Terruzzi). Le opere della sua collezione sono però state più volte al centro di mostre importanti, come la ricognizione sul Settecento veneziano, Da Canaletto a Tiepolo, allestita a Palazzo Reale di Milano nel 2008. 

La collezione del Rome Cavalieri

E di fatto l’hotel romano resta l’unico spazio espositivo permanente per molti dei capolavori – un migliaio quelli dislocati nella struttura, tra spazi comuni e suite – di Terruzzi. A dipinti, sculture e arazzi, si aggiunge anche una prestigiosa raccolta di arredi francesi Luigi XV e Primo Impero (tra cui la scrivania appartenuta a Napoleone II). Nella hall c’è il trittico di Giambattista Tiepolo realizzato nel 1742 per Palazzo Sandi (Ulisse scopre Achille tra le figlie di LicomedeIl supplizio di Marsia ed Ercole e Anteo); poi una serie completa di quadri di paesaggio del veneziano Giuseppe Zais. E procedendo si raggiunge la “galleria” degli arazzi fiamminghi, prodotti tra XVII e XVIII secolo. Tra argenti e ceramiche Capodimonte dell’epoca di Ferdinando IV, i costumi di scena di Rudolf Nureyev nella zona degli ascensori ai piani, e numerosi dipinti, si giunge fino alla suite Penthouse (questa esclusa dalle visite), che ospita la serie dedicata al dollaro di Andy Warhol. Ma nell’appartamento ci sono anche i divani disegnati da Karl Lagerfeld per la sua casa parigina, acquistati all’asta da Sotheby’s.

Fonte: articolo di Livia Montagnoli – Artribune