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Jean-Michel Basquiat: l’artista che ancora ispira la lunga strada verso la giustizia

Jean-Michel Basquiat: l’artista che ancora ispira la lunga strada verso la giustizia

Graffiti, scritte, corone, scheletri. Definiti un tempo tribali, semplicistici e addirittura non-arte, Jean-Michel Basquiat è stato invece riconosciuto, insieme ad alcuni altri della sua generazione artistica come Keith Haring, come un sovvertitore dell’arte moderna. Un linguaggio già utilizzato anche da uno dei suoi più cari amici e sostenitori, Andy Warhol, attraverso l’innovazione del mezzo e del soggetto artistico, Basquiat irrompe totalmente quel confine tra linguaggio urbano/popolare e spazio puramente artistico.

Jean-Michel Basquiat: King Pleasure © viene questa volta presentato non in un contesto museale e accademico, ma in uno spazio espositivo tra le gallerie di Chelsea (New York City). Infatti, a curare la mostra sono le sorelle Lisane Basquiat, Janine Hariveaux e la moglie di suo padre Nora Fitzpatrick, che gestiscono il patrimonio e i diritti dell’artista.

Le opere dell’artista Jean-Michel Basquiat

Più di 200 tra dipinti e disegni, alcuni mai esposti prima, ma non solo. Grande enfasi è data proprio ad artefatti, presentazioni multimediali e memorie di famiglia che rendono questo approccio abbastanza unico. In questo luogo storico, quale è lo Starrett-Lehigh Building, sono stati ricreati spazi intimi come parte dell’abitazione dove Basquiat è cresciuto, preceduti in un percorso iniziale da lettere, documenti, disegni e video in cui Jean-Michel è situato al centro di questa grande famiglia, i cui componenti costellano il grande universo immaginario dell’artista fatto di graffiti, nomi, liste e tutti i segni iconici che contraddistinguono il suo stile artistico.

Ma ancora più evocativi ed emblematici, del mondo in cui la sua arte si sviluppa, sono gli spazi ricreati del famosissimo studio Great Jones Street Studio, che Andy Warhol affitta proprio per il suo amico. Lo studio, super caotico e denso così come le sue tele, ha lo scopo, come dichiarano le sorelle, di “dare alle persone la possibilità di vedere la sua creatività, entrare nel suo processo (artistico) e uscirne inspirati”.

Jawbone of an Ass, 1982 © The Estate of Jean-Michel Basquiat Licensed by Artestar, New York

Il suo assai controverso linguaggio artistico diventa, agli inizi degli anni ottanta, un forza inarrestabile tanto da garantirgli mostre personali nelle gallerie di New York e Los Angeles, così come la partecipazione a Kassel come il più giovane tra i 176 artisti di Dokumenta 7 e una copertina del New York Times Magazine, consacrandolo così come un artista che riesce a dominare i due mondi contrastanti dell’alta cultura del collezionismo d’arte e quella della scena pop, irriverente degli eccessi rappresentata per esempio dai club di downtown Manhattan.

C’è infatti da ricordare che Basquiat, è stato un personaggio che l’arte la vissuta e divorata in ogni sua forma. Interessato alle avanguardie di moda, ha partecipato come indossatore alle collezioni di Issey Miyake e Comme Des Garçons tra l’83 e l’87. Nei famosi club di New York City come il Mudd Club era una presenza costante tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80, insieme a Keith Haring e Madonna. Ma la musica era anche una passione come DJ che performava in diversi club come l’Area.

Jean-Michel Basquiat, Jailbirds, 1983. © The Estate of Jean-Michel Basquiat

Per il Palladium gli vennero commissionate due spettacolari opere. Il Palladium è stato infatti ricreato all’interno del percorso espositivo, con un bar, video e musica dove gli spettatori possono ballare, sedersi e rivivere … insomma non proprio, però immaginare l’energia di luoghi così essenziali della cultura pop di quegli anni.

La vita di una figura così iconica viene bruscamente interrotta nel 1988, lasciando dietro un’enorme produzione artistica e un impatto socioculturale che ha ispirato generazioni di artisti dopo di lui. I suoi disegni, i suoi personaggi quasi infantili, schizzi immediati da sembrare scarabocchi, insieme ai suoi ormai iconici simboli, hanno una forza comunicativa innegabile e spesso un’immediatezza disarmante davanti a questioni importanti quali l’ingiustizia sociale e razziale.

Basquiat Exhibition Identity Poster Christopher Makos

L’emblema della corona, per citarne uno, è decisamente ubiquitario nelle sue opere e si colloca chiaro e incontrovertibile come un riconoscimento ai “re” e “regine” afroamericane che popolano la storia precedente alla sua e che vogliono essere anche segnali per non dimenticare di prendere il posto che spetta alle persone, come lui, altrimenti emarginate in una società fondamentalmente bianca.

In un mondo che, dopo più di trent’ anni dalla sua morte, ancora combatte contro il razzismo strutturale e interiorizzato, il lavoro di Jean-Michel Basquiat sembra essere del tutto attuale e di grande influenza per continuare la lotta per una giustizia egualitaria.

Articolo di Leonardo Proietti – VNY La Voce di New York